Tutta la mia vita stava dentro una valigia. La storia di Saverio

 

E’ martedì, il suo giorno di riposo, ma Saverio mi aspetta nel cortile del centro di via Mambretti con il cartellino degli operatori bene in vista sulla camicia. “Così si capisce al volo che lavoro qui”, e mi regala un sorriso dei suoi, limpido e accogliente.

Saverio ha 37 anni, è un bel ragazzo, e parla più con gli occhi che con le parole. Ma che viene da Vibo Valentia ci tiene subito a farmelo sapere.

"Tre anni fa stavo con una ragazza di Milano", racconta, "ma ai suoi genitori non sono mai piaciuto". Così, mettersi di traverso è un attimo quando Saverio perde il lavoro da cameriere. La storia d'amore non regge, lui resta senza casa e torna a Vibo, dove trova un posto come bracciante nei campi. "Il problema è che il lavoro giù è pagato una miseria, e non dura più di una stagione". Arriva ottobre e Saverio è di nuovo in viaggio. Stesso percorso, stavolta al contrario.

La mia vita stava tutta dentro una valigia, ma non mi sono mai sentito un senzatetto.

Neanche il giorno in cui, non potendo più permettersi di pagare una stanza d'albergo, Saverio mette piede al Centro Aiuto della Stazione Centrale per chiedere un posto dove dormire. "Non avevo mai passato una notte steso in mezzo ai cartoni", quella avrebbe potuto essere la prima. Invece, sarà la prima in via Mambretti. "Ero sollevato. Un letto, una doccia, la cena. Sembrano cose da niente, ma è da lì che sono ripartito".

Al mattino presto, per quattro mesi, Saverio si sveglia nello stanzone numero 13, e il primo pensiero va alla ricerca di un lavoro. "Il dormitorio è sempre stato solo un posto di passaggio per me", e mi racconta delle lunghe mattine alla biblioteca di piazzale Accursio dove andava a ripararsi dal freddo e a riposare le gambe stanche, approfittando del wi-fi gratuito per mandare cv.

Di senzatetto in biblioteca ne incontri tanti, li riconosci dai cappotti lisi. Però è difficile che si scambi qualche parola.

In Mambretti è diverso, Saverio conosce Rocco, Maurizio, Sabino. Ogni tanto serve ai tavoli con loro come volontario. Mohuib è l'operatore che ricorda con più affetto. “Un gigante che dava la sveglia a tutti.” Ed è proprio Mohuib che un giorno gli propone di collaborare alla manutenzione del Centro.
Sono passati tre anni da allora. Oggi Saverio è sereno e vive in un appartamento in condivisione, in biblioteca ci torna spesso.
"Adesso sogno una casa tutta mia e di innamorarmi ancora".

 

 

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