La storia di Roberto

Negli otto mesi in cura nel nostro Reparto medico, Roberto ritrova la serenità e una certezza: in strada non tornerà più.

"Per fortuna mi sono fatto male con la bella stagione perché con questo freddo, in strada, non so proprio come avrei potuto farcela". Roberto, 70 anni appena compiuti, una stampella, pochi denti in bocca e occhi grandi che ti sorridono. Per otto mesi è stato in cura nel nostro Reparto medico Post Acute for Homeless dopo essersi rotto l’anca mentre viveva sulle strade di Milano. 

Roberto nel Reparto medico Post Acute per Homeless

Prima aveva una casa, una compagna e un buon lavoro come rappresentante di commercio. Poi più niente. Uno schiocco di dita, e la vita cambia. Una dietro l’altra una serie di difficoltà economiche impreviste e improvvise lo mettono all’angolo. “Ma hanno fatto più male i dispiaceri”, racconta lui, all’improvviso rimasto solo e senza aiuti.

Di quei mesi all’addiaccio ricorda soprattutto le notti, fredde e ostili. Descrive la prima come “un incubo interminabile” ma non sono da meno le altre passate sui sedili dei bus della 90, scelti come rifugio per strappare qualche ora di sonno fino all’alba successiva.

La strada consuma, non puoi abbassare la guardia mai, e tutte le tue energie sono impegnate nella sopravvivenza: mangiare, lavarti, dormire, tenere al sicuro quel che poco che hai e arrivare al giorno dopo. È una condizione che piega le forze e anche il pensiero.

Un giorno, dopo l’ennesima notte di paura, Roberto cade a terra, non sa nemmeno lui come, però quell’incidente gli salva la vita.

La mensa del Reparto medico Post Acute per Homeless

Dopo l’operazione in ospedale, inizia un periodo di convalescenza e di riabilitazione nel nostro Reparto medico. Cure ma anche accompagnamento sociale perché l'obiettivo è che nessuno, dimesso dal Centro, torni più a vivere in strada.

Ci vogliono mesi prima che Roberto si riprenda e mesi di lavoro assiduo dei nostri infermieri e assistenti sociali perché possa finalmente essere accolto in una casa alloggio nel verde delle sue colline nell’Oltrepò, dov’è nato e cresciuto.
L’équipe del Reparto ha mantenuto i contatti e spesso si sentono al telefono. In una delle loro conversazioni, ha confidato: “Alla mia età è difficile credere ancora nei sogni. Ma ce n’è uno che non ho abbandonato mai, quello di tornare a vivere una vita serena”.

 

 

 

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