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Rosa dorme in strada dentro quattro pareti di cartone. Le monta la sera, le piega la mattina presto, poco prima che riapra il negozio di fronte. Per lei quella nicchia è casa e guai a chi gliela tocca. Da cinque mesi frequenta il nostro Centro Diurno, un nuovo servizio messo a punto nei locali del Centro di accoglienza di via San Giovanni alla Paglia, a Milano.

Aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, il Centro è diventato un punto di riferimento per tante persone che vivono in strada come Rosa e che per i motivi più diversi – imbarazzo, diffidenza, paura di perdere la propria libertà – hanno rifiutato la soluzione del dormitorio e l’aggancio con i servizi sociali. La maggior parte sono uomini con una lunga storia di alcolismo e di tossicodipendenza ancora non risolta, ma non è raro incrociare donne sole sopra la quarantina, che una casa hanno smesso di averla o che stanno per perderla.

Due volte alla settimana organizziamo un pranzo per sole donne”, racconta Federica che è l’operatrice referente del Centro. “E’ un momento di condivisione importante da cui nascono spesso altre opportunità. Il caso di Rosa, in questo senso, è esemplare. Quando l’abbiamo conosciuta, rifiutava di lavarsi alle docce pubbliche, diceva di non sentirsi a proprio agio. Con il tempo abbiamo trovato un accordo: una doccia, due volte alla settimana. Il suo aspetto è decisamente migliorato e anche lei si piace di più. Adesso sta rivalutando la possibilità di entrare in una struttura di accoglienza”.

Centro Diurno via San Giovanni alla Paglia



Come per Rosa, anche la storia di Fabrizio parla di cambiamento e di ripresa. Dopo anni senza un tetto sopra la testa, trova la forza di darsi una seconda possibilità grazie all’incontro con gli operatori e con i volontari della nostra Unità mobile.

Il primo contatto avviene sempre sulla strada”, spiega Paola che coordina le Unità di strada milanesi e collabora come operatrice al Centro di via Paglia. “Alle persone che non vogliono entrare in dormitorio, proponiamo di rivederci al Centro Diurno. Qui approfondiamo la loro storia e proviamo a definire un percorso e degli obiettivi condivisi e raggiungibili, partendo da quella che è la loro richiesta d’aiuto. C’è chi deve rimettere a posto i documenti e chi prende appuntamento per parlare con gli Avvocati di strada perché ha perso la residenza; c’è chi ha bisogno di cure e non sa dove andare e chi comincia a frequentare il Centro anche solo per farsi una doccia con calma o per giocare una partita a scacchi”.

Centro Diurno via San Giovanni alla Paglia



Fabrizio, dopo il primo appuntamento, è uno di quelli che decidono di fare sul serio. Partecipa con regolarità a tutti i colloqui, si iscrive ad un corso professionale. La fiducia che riacquista in se stesso gli fa trovare il coraggio di riallacciare i rapporti con la madre, che non vede da 17 anni. “Quando si è liberato un posto in uno dei nostri appartamenti in condivisione, abbiamo pensato subito di proporlo a lui.

Anche a questo servono le tante attività ricreative che da nove mesi vengono organizzate per il gruppo delle donne, l’utenza più fragile. “Pranziamo insieme, usciamo per fare una passeggiata o per prendere un gelato, chiacchieriamo e ci scambiamo confidenze e consigli come farebbe un gruppo di amiche. Tra le attività ci sono le lezioni di yoga e, apprezzatissime, le sedute di “trucco e parrucco” che una signora nostra ospite si è offerta di tenere alle compagne.” Piccole attenzioni che permettono di vedersi sotto una luce nuova.
Spiega Paola:

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