Sono le 14 in punto quando le porte del Market solidale, in via Sammartini a Milano, si aprono per accogliere una decina di persone già in attesa, tutte con appuntamento per la spesa del giovedì.
Solo in questo Market seguiamo 150 famiglie delle oltre 1.600 assistite in tutta Italia, perlopiù anziani soli e nuclei numerosi con figli piccoli, di ogni nazionalità. Sei famiglie su dieci sono senza lavoro e, nella maggior parte dei casi, disoccupate da oltre due anni. L’ISEE più alto non supera i 9.000 euro.
Sono soprattutto le donne a vivere l’emergenza alimentare, loro a chiedere aiuto
Il presente è denso di preoccupazioni per Valeria, mamma single dopo la fine di un matrimonio burrascoso. Quest’anno è riuscita ad iscrivere la figlia al corso di pallavolo con le sue compagne di classe ma, con il passaggio alle scuole medie, arriveranno nuove spese importanti come l’acquisto dei libri di testo, e allora chissà. Racconta:
Vorrei mettere qualcosa da parte ma in questo momento, senza aiuti, non potrei arrivare neanche alla terza settimana del mese.
Valeria
Frequenta il Market solidale da circa un anno, su segnalazione dei servizi sociali del Comune, proprio come Marya, 27 anni, origini egiziane. Le due donne si salutano prima di entrare.
Marya ha lasciato l’Egitto insieme al marito perché, confida, “non è ancora un paese sicuro per chi è di fede cristiano copta come noi” e aggiunge di essere felicissima di poter crescere le sue due bambine in Italia. Ha premura di arrivare in tempo all’asilo e i volontari, che conoscono bene la sua situazione, si fanno subito avanti con il carrello della spesa.

Libertà di scelta e responsabilità vengono al primo posto
Arianna, operatrice di riferimento, accompagna Marya lungo frigoriferi e scaffali dove trovano posto alimenti freschi e a lunga conservazione, prodotti per l’igiene personale e per la cura della casa. La maggior parte di questi beni proviene da aiuti europei, donazioni di aziende e fondazioni e dal recupero giornaliero dell’invenduto che i volontari, una trentina quelli coinvolti, ritirano dai supermercati e rendono disponibili alle famiglie, dopo accurati controlli.
Ogni articolo ha un valore espresso in punti, scalati da una tessera nominale che viene ricaricata ogni mese in base alla composizione della famiglia. I nuclei con bimbi piccoli, ad esempio, ricevono punti extra per omogeneizzati e pannolini. Valeria e Marya, ormai pratiche, si muovono tra gli scaffali con occhio attento: 1 chilo di spaghetti vale 15 punti, 1 litro di olio 60, i biscotti per la colazione delle piccole altri 15 punti.
Qui le persone non solo scelgono in autonomia ciò di cui hanno bisogno ma imparano anche a gestire le proprie risorse con responsabilità, in un’ottica di risparmio e consumo responsabile. L’aiuto è pensato per essere temporaneo.
Arianna, operatrice
Vogliamo evitare l’assistenzialismo.

Si entra per fare la spesa, si esce con la certezza di non essere più soli
In cassa, Mattia passa allo scanner i prodotti e dà una mano a riporli nei sacchetti. Vincenzo, 74 anni, ne ha riempiti tre e si avvia all’uscita. Frequenta il Market da quando la moglie ha difficoltà a camminare ed è scrupolosissimo nel seguire la lista della spesa che lei gli prepara. Vivono con una pensione sociale di 700 euro, di cui 400 vanno per l’affitto. “Questo posto è un faro per noi”, dice Vincenzo, “un grande aiuto soprattutto per l’olio, il caffè e la frutta, che sono troppo cari”.
Alle 18 il servizio dovrebbe concludersi ma il giovedì si fa un’eccezione per Giulio, che arriva in monopattino da Seregno. Lavora come magazziniere e se non prolungassimo l’orario, non riuscirebbe a ritirare la spesa.
Nel vederlo entrare trafelato, Mattia gli fa segno di rallentare e chiede “Come stai?”. È la prima domanda, quella che precede sempre il “Di che cosa hai bisogno?”, e qui non suona affatto come un convenevole. Molto più che semplici punti di distribuzione alimentare, i Market solidali sono una rete di sostegno dove affrontare le difficoltà senza più sentirsi soli.
