L’insegnamento più importante lo ha ricevuto dai suoi genitori: “la strada giusta è la scuola”. Un principio che Serge ha elevato a modello di vita. Alterna l’espressione concentrata a un sorriso sbarazzino mentre prova a spiegarmi un problema di fisica che non afferro. Sul tavolo, fogli di appunti e il manuale del prossimo esame: fisiologia.
Il suo Paese, il Camerun, è tra i più corrotti al mondo e la miseria dilagante soffoca ogni speranza nel futuro. Serge ha resistito fino a quattro anni fa, poi quel futuro se lo è andato a prendere.
“Volevo studiare per curare gli altri”, racconta.
Il viaggio dura un anno: migliaia di chilometri percorsi, quattro frontiere attraversate, il deserto, il mare, e tantissima paura. A Milano, dove approda nel 2023, trova accoglienza in uno degli appartamenti di Progetto Arca per richiedenti asilo. È la sua occasione, e Serge l’afferra al volo.
Subito si butta a capofitto negli studi e, in un anno, compie un piccolo miracolo. Impara l’italiano, che ora padroneggia, ottenendo la certificazione linguistica. Consegue la licenza media mentre la sera frequenta un corso per diventare operatore socio-sanitario. Quando finalmente gli viene riconosciuto il diploma di scuola superiore conseguito nel suo Paese, si iscrive al test d’ingresso per il Corso di laurea in Scienze Infermieristiche e lo supera brillantemente.
Grazie a un’importante donazione, abbiamo potuto coprire tutte le spese necessarie all’avvio del suo percorso accademico: la retta universitaria, i libri di testo e l’abbonamento ai mezzi pubblici, con cui ogni mattina raggiunge l’Università degli Studi di Monza per seguire le lezioni insieme ai suoi compagni.
Commenta Serge, che in questi mesi ha già sostenuto tre esami con la media del 26.:
Tutti sono interessati alla mia storia e mi dicono che sono un ‘grande’, ma io non ho fatto nulla di straordinario perché studiare è la mia passione.
Gli faccio notare la camicia che indossa, dai colori accesi della bandiera del Camerun, e per la prima volta si lascia andare. “L’ho messa perché oggi ho pensato al mio Paese. Mi manca”. Poi guarda l’orologio, raduna i fogli e mi fa capire che il tempo stringe. I suoi compagni lo aspettano su Zoom per un lavoro di gruppo da consegnare entro stasera.
Ha una parola di gratitudine per Florella e Ahmed, gli educatori che fin dall’inizio hanno creduto in lui. Ma noi sappiamo che il merito più grande è tutto suo. In bocca al lupo, Serge, per il prossimo esame, per il futuro che ti sei andato a prendere.