Vai al contenuto

A parlare è Igor che proprio su questa panchina, nel parco Sempione di Milano, ci ha dato appuntamento. Arriva in giacca e cravatta, alla fine di una giornata di lavoro. A 58 anni, portati splendidamente, è tornato a fare l’informatico per una grande azienda che lo ha appena assunto con un contratto a tempo indeterminato. Sembra una favola, ma è una storia vera.

I volontari della nostra Unità di strada lo portano in palmo di mano: “Curato, gentile, sempre positivo. In tanti anni non abbiamo conosciuto nessuno così pieno di risorse come lui”.

La strada è stato l’ultimo passaggio di una parabola iniziata con la perdita del lavoro nell’azienda che aveva contribuito a far crescere. Stress, tracollo economico, vergogna per essere caduto così in basso: una storia simile a tante altre, ma è come Igor l’ha affrontata che ha dello straordinario.
In sette mesi ha mandato 115 curriculum. Quando non cercava lavoro, qualsiasi tipo di lavoro, studiava informatica in biblioteca, faceva il lavapiatti, scaricava cassette di frutta e verdura, e persino dava una mano a chi, in strada, stava peggio di lui. Anni di esperienza come preparatore atletico gli hanno dato una marcia in più: “ai ragazzi che allenavo ripetevo sempre: si può vincere e si può perdere, l’importante è dare tutto se stessi”. Così ha fatto Igor, e alla fine ha vinto lui. Tra i volontari che è passato a salutare, l’entusiasmo è palpabile: “sapevamo che ce l’avrebbe fatta”.

Igor non ha smesso di aiutarle. A un ragazzo ha riparato il pc, ad altri porta vestiti oppure offre la colazione al bar, ma è il fatto di esserci passato che dà speranza a tutti. “Vorrei fare di più”, dice chiedendo se può diventare un volontario.
Le nostre mani si stringono e ci salutiamo con un arrivederci sincero. Igor, ti aspettiamo.

Forse potrebbe interessarti anche:
Il compleanno di Sandro

Storie di cambiamento a Casa Arca degli Esposti

Su 12 ospiti, 11 lavorano già e, dall'inizio del progetto, tre hanno raggiunto l’autonomia abitativa. Intervista a Laura, educatrice per Progetto Arca: “Anche se mi occupo di fragilità, preferisco dire che lavoro con le possibilità”

Casa è mia figlia Angelina che disegna arcobaleni e giardini fioriti

Casa è mia figlia Angelina che disegna arcobaleni e giardini fioriti

"Non sapevo dove stessimo andando, ma sapevo che era la scelta giusta per noi". Tre anni dopo la fuga da Černivci, in Ucraina, è tempo di una nuova normalità per Mariia e i suoi bambini. Via dalla guerra, verso un futuro a colori.

Vite estreme sotto casa. Le notti di Antonio con l’Unità di strada

Vite estreme sotto casa. Le notti di Antonio con l’Unità di strada

I suoi genitori cucinavano per poveri e senzatetto. Oggi i pasti li consegna lui: “il primo aiuto è guardare oltre se stessi”.