Nel buio, quando è totale e totalizzante, ci si può perdere. Ma anche nel buio può nascere il desiderio – e la possibilità – di una luce.
“Luci nel Buio” è il reportage fotografico di Marco Garofalo per Progetto Arca, frutto di un anno di immersione nelle periferie geografiche ed esistenziali di Milano e Roma. Accompagnato dai nostri operatori e volontari, Garofalo si addentra nei luoghi delle povertà e ne coglie la vita che vi pulsa dentro.
I suoi scatti restituiscono frammenti di luce: le mani di una donna senza dimora con le unghie dipinte perfettamente, il cartone riposto in modo ordinato all’alba come un letto appena rifatto, l’inseparabile cuscino portato di casa in casa per mantenere vivo il ricordo di una persona amata, un momento di tenerezza con il proprio animale.
Dalla quotidianità della strada fino alla protezione di una tenda, in una struttura di accoglienza o dentro le mura di una casa vera, lo sguardo dello spettatore viene catturato da dettagli che parlano di dignità e presenza.
Ad emergere è una nuova narrazione sui cosiddetti “poveri” e “nuovi poveri”. Siamo abituati a immaginarli e rappresentarceli sempre e soltanto come privi di qualcosa: mezzi, risorse, relazioni, secondo un’immagine unidimensionale, focalizzata sulla perdita.
“Luci nel Buio” ci ricorda che non siamo mai solo le difficoltà che stiamo attraversando. Attraverso una narrazione intima e rispettosa, la mostra ci connette con storie di persone, che pur immerse nel buio del presente, continuano a cercare una luce.
Storie legate dal filo invisibile che unisce l’essere umano nella sua capacità di resistere, trasformarsi, aggiustarsi, immaginare, desiderare.
“Con questo reportage – commenta Garofalo – ho cercato anche io di gettare una luce su un buio: la scarsa conoscenza del disagio abitativo. Vivo a Milano e conosco Roma, ma esplorarle nelle loro profondità più nascoste mi ha permesso di incontrare nuove persone e, allo stesso tempo, conoscere meglio me stesso.
sotto un acquedotto romano vecchio di duemila anni, ho incontrato un senzatetto polacco che mi ha insegnato il significato della parola ‘inopia’, ovvero la mancanza totale di mezzi di sussistenza. A Milano, invece, ho incontrato Daniele, che mi ha spiegato la differenza tra un senzatetto e un barbone”.
Ogni fotografia non è solo una storia: è uno specchio che ti chiede cosa sei disposto a vedere davvero.
Marco Garofalo
filoSofia. Installazione fotografica di Sofia Loffredo
“Luci nel Buio” prosegue con filoSofia, l’installazione della fotografa di strada Sofia Loffredo, allestita in un piano dedicato come parte dell’arredamento di un ambiente che richiama il senso di casa.

A commentare l’originalità delle sue opere è lo stesso Garofalo: “L’occhio di Sofia non cerca la bellezza ufficiale o la scenografia urbana, ma i dettagli che sfuggono a chi ha fretta, a chi guarda dall’alto. È un punto di vista basso, letteralmente e simbolicamente, ma pieno di grazia e umanità”.
Dalla soglia della sua tenda – che Sofia, con ironia, definisce la sua “abitazione in centro” – scatta istantanee di vita: frammenti di quotidiano catturati in squarci di panorami urbani, sguardi rivolti ai cani, ai fiori, ai tram, alle sue lunghe colazioni, ai muri che riflettono la luce del mattino.
Di lei l’attore comico Franz, presente all’inaugurazione, dice: “Guardare ciò che Sofia ha immortalato significa fermarsi a osservare quello che ha fatto entrare nella sua vita, prima ancora che nello scatto”.
C’è quel fiore rosa nell’asfalto che è l’essenza di questo progetto: riconoscere la bellezza anche dove non c’è nulla.
Franz
La mostra “Luci nel Buio” è aperta al pubblico, con ingresso libero, fino al 25 febbraio nella sede di Citi, piazzetta Bossi a Milano (lunedì–venerdì, 9.30–17.30).


