La scelta di Paola: “alle persone bisogna avvicinarsi con delicatezza e rispetto”

L’Unità di strada è uno dei tanti servizi che da due anni la vedono impegnata al nostro fianco. La motivazione: “tutti devono avere una possibilità”

Avvocato in pensione, dopo aver difeso per tanti anni i diritti di una grande azienda, ha deciso di dedicare il proprio tempo alla difesa dei diritti degli ultimi. Nella squadra dei volontari Paola è un punto di riferimento e un jolly, come si definisce lei. Serve in mensa, nei Market solidali, in guardaroba, aiuta nella preparazione dei pacchi viveri e sulla Cucina mobile, e i giovedì sera, da due anni, esce con le Unità di strada.
Quando le chiedi se c’è un servizio al quale sia più affezionata, risponde in modo pragmatico con un sorriso dei suoi: “Non saprei, mi piace tutto. E poi l’importante è andare dove serve”.

 

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Come hai incontrato Progetto Arca?

Più che incontrarla, l’ho proprio scelta. È successo quando sono andata in pensione. Desideravo rendermi utile alla comunità, così ho steso un elenco delle associazioni che operano a Milano e mi sono messa a studiare cosa facevano. Fra tutte ho scelto Progetto Arca per l’idea di aiuto che porta avanti: non solo offrire un pasto caldo ma dare alle persone una possibilità. Io, nella mia vita, l’ho ricevuta.

In che senso?

Vengo da una famiglia molto bisognosa ma i miei genitori, pur tra mille sacrifici, mi hanno dato la possibilità di studiare e di diventare quella che sono. Serve l’impegno del singolo, certo, ma anche che qualcuno creda in te.

L’aiuto, insomma, non è mai solo un fatto materiale…

Esatto, con le Unità di strada offriamo due tipi di aiuto che vanno insieme. Quello appunto materiale, fatto di beni indispensabili come la cena, un sacco a pelo, un cambio di biancheria intima, e quello più impalpabile ma altrettanto necessario. Si chiama calore umano.

Dopo tante uscite in Unità di strada c’è qualcosa che ti colpisce sempre?

La dignità con cui le persone piegano una coperta, sistemano le proprie cose, si preparano per la notte. È un’illusione di casa ma quel prendersi cura del proprio giaciglio, e quindi di se stesse, le aiuta a non perdersi. E poi mi commuove sempre la gratitudine quando ci vedono arrivare in una giornata di freddo intenso o di brutto tempo. “Ma sei venuta anche questa sera?”, mi dicono. La nostra presenza spezza il senso di abbandono.

Copri praticamente tutti i servizi di volontariato di Progetto Arca. Perché fai così tanto?

Aiutare per me è un dovere morale e una cosa naturale nel senso che dovrebbe appartenere alla natura umana. Il benessere a cui tendere è quello collettivo.

 

 

 

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