Pane dal Cielo, un film per imparare a guardare con gli occhi del cuore

 

Due persone senza dimora e un evento straordinario, che sconvolgerà le loro vite.
E’ il giorno di Natale quando Lili e Annibale trovano un neonato dentro un cassonetto della spazzatura. Lo portano all’ospedale più vicino, ma nessuno dei dottori riesce a vederlo, e i due vengono presi per pazzi. Il bambino è speciale. Sembra invisibile a tanti, ma non a tutti...

Giovanni BedeschiCi lascia con questo mistero il trailer di Pane dal Cielo, film indipendente sui senza dimora diretto dal regista e produttore milanese Giovanni Bedeschi. In attesa di poterlo vedere sui grandi schermi, siamo andati a parlarne con l’autore nella sua casa di produzione, la Bedeschifilm.

 

Racconti che l’idea di Pane dal Cielo è nata frequentando come volontario la mensa dei poveri di Opera San Francesco. Come mai hai scelto di dedicare del tempo libero alle persone senza dimora?

Lavorando in pubblicità, ho a che fare ogni giorno con il mondo di chi produce, vende, e ha un posto riconosciuto nella società. Ma in questi anni, non sono state rare le occasioni in cui ho incontrato persone, anche amici, che all’improvviso avevano smarrito la direzione e l’autosufficienza.
Quando realizzi che basta veramente poco per deragliare e finire in mezzo a una strada, non puoi umanamente chiamarti fuori.

 

Fare un film su una realtà così scomoda, perché?

Perché è una realtà diffusa, che conosciamo troppo poco e che preferiamo scansare quando la incontriamo. Eppure, in una città come Milano dove è ambientata la storia, si muovono ogni giorno 13.000 homeless. Non è voltandoci dall’altra parte, che si risolvono i problemi. In questo senso, Pane dal Cielo vuole colmare un grande vuoto.

 

Questo, però, non è un film sociale…

Infatti. Raccontiamo il mondo degli invisibili, come vivono ogni giorno, le code che fanno per mangiare e come sono finiti sulla strada. Ma, al centro di tutto, c’è una storia poetica, piena di umanità e di speranza. Il bambino del film, che non tutti hanno il dono di poter vedere e che diventa motivo di cambiamento per molti, è lì per ricordarci che tutti possiamo avere una seconda possibilità nella vita. A una condizione, però. Quella di cominciare ad osservare le cose con gli occhi del cuore. Uno sguardo che possiamo sviluppare se abbiamo o ritroviamo certe qualità umane che si svelano nel corso del film...

 

Cosa vorresti lasciare a chi verrà a vedere il tuo film?I protagonisti di Pane dal Cielo

Mi piacerebbe che le persone, uscendo dalla sala, chiedessero a se stesse: “Ma io questo bambino lo riuscirei a vedere, oppure no?” E che, a partire da questa domanda, ognuno si attivasse per provare a vederlo, e per fare qualcosa. Milano si è dimostrata in questi anni una città generosa e solidale, ma resta ancora molto da fare.

 

In Pane dal Cielo sono state coinvolte come comparse anche persone senza dimora seguite dai nostri Centri. Come è stata questa esperienza?

Sorprendente. Con la mia troupe siamo andati nel Centro di Accoglienza di via Mambretti a Milano per presentare il film e ascoltare gli ospiti e le loro storie. Non ci saremmo mai aspettati che il giorno delle riprese si presentassero in trenta sul set, e che tra loro ci fossero anche persone che ci erano sembrate le più scettiche verso il progetto. Un grande atto di fiducia davvero.

 

A quando la distribuzione in sala?

Spero presto, e sarete i primi a saperlo. Stiamo ancora raccogliendo i fondi per completare le riprese, e stringendo i primi accordi sulla distribuzione. Ma la prima del film mi piacerebbe che fosse in un luogo pubblico e aperto alla città. Un'idea ce l'avrei: Piazza Santo Stefano a Milano, in occasione della prossima Notte dei Senza Dimora (l'evento che ogni anno invita i cittadini a trascorrere una notte in piazza per condividere le difficoltà di chi vive tutti i giorni sulla strada ndr).

 

GUARDA IL TRAILER DEL FILM



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